
Dario Simonetti: sono un emotivo della poesia
Alle 16 di un sabato pomeriggio primaverile, due persone si sono parlate al telefono per 30 minuti. Questo è ciò che è emerso. Intervista a Dario Simonetti, poeta, amico, uomo.
Che cos'è per te la poesia e che ruolo ricopre nella società odierna?
La poesia è emozione, emotività pura, così come la pittura e la musica. Sono le tre forme d'arte in cui gli stati emotivi sono la benzina, il motore e la carta geografica del percorso. La società non è suscettibile alle emozioni, mi riferisco alle emozioni vere, non a quelle fine a se stesse, quelle che ti fanno scuotere l'anima. Queste sono le uniche che permangono dentro e ti spronano sia ad una vita migliore, perché ti permettono di prendere coscienza della tua identità e delle tue potenzialità come uomo, sia perché ti consentono di creare un legame autentico con i tuoi simili. La poesia per me è, in ultima analisi : mettere su carta i miei stati emotivi.
Dove ci porterà secondo te questo progressivo allontanamento della società dal sentire e dalle emozioni? E a che scopo?
Lo scopo è abbastanza evidente: siamo una società globalista, materialista, che vive fondamentalmente di denaro e di beni materiali. Ciò ci porta inevitabilmente verso una snaturalizzazione, una esacerbata ed esacerbante iper-digitalizzazione e un'iperbolica industrializzazione dell'emozione, che viene poi venduta. Quando si diventa degli industriali dell'emotività si arriva naturalmente ad uno scenario arido e freddo, in linea ad un mondo comodo da gestire.
Quali sono i poeti e gli scrittori che più ti hanno colpito?
Sicuramente Dante Alighieri. Non solo perchè è stato un artista della parola, della rima e di tutto ciò che ha in maniera meccanicamente perfetta saputo mettere su carta, ma anche perchè Dante ci fa sognare, perchè nella sua poesia troviamo tutta quanta la sfera dell'emotività umana, dalle passioni più sfrenate al furto, all'amore non ricambiato, all'amore per la patria, al tradimento, all'omicidio. Parlando dei dannati dell'inferno ce li racconta come possibili e probabili cadute in cui l'umanità può cadere; li condanna mettendoli all'inferno, ma è come se ci dicesse "sapevo sarebbe successo, sapevo vi avrei trovato qui", perchè l'uomo è fatto di tutto questo. Un altro straordinario letterato è sicuramente Alessandro Manzoni, che ha saputo raccontare in un romanzo d'amore la più grande storia del risorgimento italiano. Alessandro Manzoni è un poeta dell'amore, e l'amore è il più grande stato d'animo che si possa provare. Poi sicuramente Marinetti, D'annunzio, Ungaretti, Montale e soprattutto Pirandello.
Hai nominato Montale. Si dice della sua poesia che il paesaggio Ligure sia stato fondamentale nel suo modo di scrivere, è così anche per te?
Credo di no. Sicuramente mi tocca molto la vita ipocrita ed estremamente materialista della mia città (Como). Qui abbiamo il cancro del lavoro in Svizzera, il cancro dello stipendio alto, il cancro di voler apparire come qualcuno che non si è, tipico delle città di provincia. Ciò che mi pone dei limiti è l'atteggiamento di chiusura della gente del posto, forse solo un rapporto duraturo e quotidiano mi permetterebbe di assorbire il nucleo delle loro vite e canalizzarlo dunque nella mia poesia. Credo che più che il territorio, mi scalfiscano maggiormente le emozioni di chi incontro, sono queste a determinare ciò che scrivo.
Una cosa che colpisce quando si leggono le tue poesie è l'immedesimazione che inevitabilmente si attua, come se tu raccontassi ciò che ogni lettore ha vissuto. Credi che questa forza sia un fattore imprescindibile della poesia?
Assolutamente sì, se torniamo agli stati emotivi è fondamentale. Ci deve essere un trasporto estremo tra lettore e poeta, anzi, un teletrasporto emotivo. Allora lo stato emotivo avrà lasciato un segno e sarà fecondo.
Da dove nasce la tua poesia?
Nasce dal quotidiano, ho cominciato a scrivere da ragazzo alle scuole superiori, per vincere le mie insicurezze e far colpo sulle ragazze. Ho pubblicato diverse raccolte delle mie poesie ( Dell'Amore e Dintorni ) ed un libro autobiografico che si intitola "Non ho deciso", il che dice molto sulla mia vita.
Mi sento un ignorante autodidatta, mi reputo un emotivo della poesia.
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